Quella di Pietro Romano è davvero una grande prova d’attore. In scena al Teatro Tirso di Roma con “Il malato immaginario”, Romano ha adattato in chiave romanesca la figura di Argante, il vecchio protagonista della commedia originale di Molière. Il risultato è dei più riusciti: Romano tiene la scena da vero mattatore, guitto di una romanità che ormai si trova sempre meno negli autori di oggi, pigri e avvezzi a pescare tra le perle del teatro classico. Gran maestro dei tempi comici che conosce ormai a menadito, Pietro Romano in questa commedia propone un nuovo modo di leggere le grandi commedie classiche. Alto, magro al limite dell’invidia di chi magro non è, con il suo fisico e la gestualità ricorda il Benigni genuino della prima ora. Farsi affiancare da una compagnia di attori straordinari tra cui Nadia Rinaldi, è servito solo a dare a noi – spettatori e critici – l’imbarazzo dell’applauso più intenso: a chi farlo? A tutti.